Inner sounds by Unknown

Inner sounds by Unknown

autore:Unknown
La lingua: ita
Format: epub
editore: Agenzia X
pubblicato: 2018-04-15T00:00:00+00:00


Su John Coltrane 3

Interessarsi all’ultimo periodo di Coltrane e parlarne è come per un botanico guardare le foglie di un albero senza controllare le radici e il tronco. Cosa troviamo infatti nelle sue registrazioni degli ultimi anni? Materia ribollente, drammatica se non tragica nella sua espressività, soprattutto lacerante, con rare isole di rarefazione. Il discorso è convulso e si sviluppa per moduli improvvisativi sui quali Coltrane si sofferma indagando e scavando, creando episodi quasi autonomi che poi sfoceranno in orizzonti ulteriori. Questo atteggiamento programmatico e improvvisativo è possibile in quanto legato allo sganciamento definitivo da strutture di qualsiasi tipo, come se Coltrane volesse portare a compimento, abiurando l’impiego di temi più o meno armonizzati, l’esigenza di esprimersi in assoluta libertà senza nessuna password tematica riconoscibile e/o cantabile.

Da questo punto di vista “A Love Supreme” sarebbe quindi datato: però esso si colloca saldamente nel corpus discografico del quartetto storico e ne costituisce esemplare, simbolico e straordinario reperto. Ma in realtà questo era ciò cui ci aveva già abituati il quartetto in tutte le precedenti (e future) registrazioni. Successivamente gli si è voluto dare un peso specifico diverso, con riflessioni sul titolo e sulla poesia recitata dallo stesso Coltrane, soffermandosi quindi su temi collaterali che con la musica non hanno relazione alcuna. Per molti, infatti, “A Love Supreme” non è il disco “migliore” di Coltrane: è considerato assolutamente rappresentativo di quel suo periodo insieme ad altri e quindi è più correttamente definito “uno fra i migliori”, per quanto questo possa significare. C’è comunque da dire che il titolo ha la sua parte di responsabilità in questa ambiguità, come ha ben chiarito Ashley Kahn nel suo libro su “A Love Supreme”. Qui troviamo le qualità espressive del quartetto al vertice, come altrove, e credo che il contributo di Elvin Jones, McCoy Tyner e Jimmy Garrison sia da tenere ancora una volta molto più in considerazione, dato che tutto l’universo coltraniano trova fondamento nel suono che i suoi sidemen erano in grado di fornirgli con una partecipazione che ha portato qualcuno a definire il gruppo, in senso provocatorio e paradossale, “Quartetto di Elvin Jones”!

“Il giornale della musica”, gennaio 2015



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